Effettivamente come dici tu per un viaggio autentico ed economico ci vuole tempo. All'inizio viaggiavo anche io per le classiche due settimane, poi ho capito che con più tempo puoi crearti una routine e interagire con i local e conoscere luoghi e modi di fare che non avresti mai scoperto con il mordi e fuggi. E due settimane in viaggio non sono nemmeno poche, ma comunque non sono sufficienti. Inoltre se hai tempo, puoi permetterti di sbagliare o metterci due giorni a raggiungere un luogo. All'inizio era un concetto strano anche per me, scappavo in qualche senso dalla routine e per quello avevo cominciato a viaggiare a lungo termine e poi la cosa più efficace e anche bella era cercare di crearmi una routine anche in Messico, o in Perù o a Buenos Aires.
ho viaggiato per lavoro ed ho provato l'ebrezza del "ping pong" che ti porta a svegliarti di soprassalto la notte e non riuscire a capire dove sei; al ritorno, subito presente in azienda e col terrore di addormentarsi durante il viaggio in autostrada da pendolare.
Ora faccio la turista: si, turista perché vado a vedere le cose che tutti vedono in quel luogo, cioè cose definite turistiche. Poi passo a quelle meno conosciute, camminando a zonzo per le vie, infilandomi nei mercati e mangiando nei ristorantini locali, così c'è sempre occasione di avere relazioni con la gente del posto (mi studio sempre un po' di lingua locale e poi ci sono i gesti con le conseguenti risate). Salire su un bus a caso o rimanere sulla metro fino a fine corsa e andare a vedere dove mi ha portata è un 'esperienza sempre interessante. Mi definisco turista perché agli occhi dei locali tale sono. Qui mi danno della viaggiatrice perché preparo tutto io...tutto, grazie a Cristiano che mi ha fatto risparmiare comprando le prossime due polizze (Bucarest a Maggio e Cina a Dicembre). Un esempio: a Pechino ci sto una settimana (la vuoi vedere un pochino?), poi solo un paio di tappe per la seconda settimana. Vedo meno, vedo meglio, occhiali permettendo🤣
Questo è un argomento delicato al pari della diatriba tra turista e viaggiatore 😄 Come in quel caso mi limito a dire che è una questione abbastanza effimera e che vogliamo mettere paletti laddove è tutto fluido. A mio parere quando viaggiamo siamo sempre turisti, a prescindere da quello che facciamo, e possiamo tranquillamente alternare esperienze autentiche a preconfezionate persino nella ristrettezza di un viaggio di gruppo organizzato. Il fatto è che ognuno di noi ha un concetto diverso di cosa significhi autentico ma, stranamente, sembra che siamo tutti d'accordo su cosa significhi turistico e gli affibbiamo sempre un'accezione negativa (chissà perché poi, mah...).
D'accordo sull'inutile diatriba turista/viaggiatore. Meno sul fatto che sia effimero analizzare autentico/economico. Perché c'è qualcosa di assolutamente tangibile come il prezzo ad esempio. Poi non è una condanna il mio pensiero, pure io mi butto a vedere cose turistiche e piene di persone, ma a quel punto non cerco autenticità. È anche però chiaro che un nomade digitale ha decisamente più tempo e possibilità di organizzarsi (gestendo meglio i costi e trovando sul territorio soluzioni più economiche) per vivere esperienze più local... chiamiamole così. Sempre che lo voglia fare.
Grazie Cristiano, hai sintetizzato bene temi importanti. Prenderò spunto da questo tuo articolo per scrivere qualche riflessione in proposito che ho in mente da un po'. Ciao, a presto
Effettivamente come dici tu per un viaggio autentico ed economico ci vuole tempo. All'inizio viaggiavo anche io per le classiche due settimane, poi ho capito che con più tempo puoi crearti una routine e interagire con i local e conoscere luoghi e modi di fare che non avresti mai scoperto con il mordi e fuggi. E due settimane in viaggio non sono nemmeno poche, ma comunque non sono sufficienti. Inoltre se hai tempo, puoi permetterti di sbagliare o metterci due giorni a raggiungere un luogo. All'inizio era un concetto strano anche per me, scappavo in qualche senso dalla routine e per quello avevo cominciato a viaggiare a lungo termine e poi la cosa più efficace e anche bella era cercare di crearmi una routine anche in Messico, o in Perù o a Buenos Aires.
Sì, la penso proprio come te. Almeno, così è stato ed è pure per il sottoscritto.
Buongiorno Cristiano,
ho viaggiato per lavoro ed ho provato l'ebrezza del "ping pong" che ti porta a svegliarti di soprassalto la notte e non riuscire a capire dove sei; al ritorno, subito presente in azienda e col terrore di addormentarsi durante il viaggio in autostrada da pendolare.
Ora faccio la turista: si, turista perché vado a vedere le cose che tutti vedono in quel luogo, cioè cose definite turistiche. Poi passo a quelle meno conosciute, camminando a zonzo per le vie, infilandomi nei mercati e mangiando nei ristorantini locali, così c'è sempre occasione di avere relazioni con la gente del posto (mi studio sempre un po' di lingua locale e poi ci sono i gesti con le conseguenti risate). Salire su un bus a caso o rimanere sulla metro fino a fine corsa e andare a vedere dove mi ha portata è un 'esperienza sempre interessante. Mi definisco turista perché agli occhi dei locali tale sono. Qui mi danno della viaggiatrice perché preparo tutto io...tutto, grazie a Cristiano che mi ha fatto risparmiare comprando le prossime due polizze (Bucarest a Maggio e Cina a Dicembre). Un esempio: a Pechino ci sto una settimana (la vuoi vedere un pochino?), poi solo un paio di tappe per la seconda settimana. Vedo meno, vedo meglio, occhiali permettendo🤣
Mi piace tantissimo la tua chiusura... "vedo meno, vedo meglio...". Filosofia che abbraccio anche io da tempo 😊
Questo è un argomento delicato al pari della diatriba tra turista e viaggiatore 😄 Come in quel caso mi limito a dire che è una questione abbastanza effimera e che vogliamo mettere paletti laddove è tutto fluido. A mio parere quando viaggiamo siamo sempre turisti, a prescindere da quello che facciamo, e possiamo tranquillamente alternare esperienze autentiche a preconfezionate persino nella ristrettezza di un viaggio di gruppo organizzato. Il fatto è che ognuno di noi ha un concetto diverso di cosa significhi autentico ma, stranamente, sembra che siamo tutti d'accordo su cosa significhi turistico e gli affibbiamo sempre un'accezione negativa (chissà perché poi, mah...).
D'accordo sull'inutile diatriba turista/viaggiatore. Meno sul fatto che sia effimero analizzare autentico/economico. Perché c'è qualcosa di assolutamente tangibile come il prezzo ad esempio. Poi non è una condanna il mio pensiero, pure io mi butto a vedere cose turistiche e piene di persone, ma a quel punto non cerco autenticità. È anche però chiaro che un nomade digitale ha decisamente più tempo e possibilità di organizzarsi (gestendo meglio i costi e trovando sul territorio soluzioni più economiche) per vivere esperienze più local... chiamiamole così. Sempre che lo voglia fare.
Grazie Cristiano, hai sintetizzato bene temi importanti. Prenderò spunto da questo tuo articolo per scrivere qualche riflessione in proposito che ho in mente da un po'. Ciao, a presto
Mi fa piacere! Non vedo l'ora di leggerti!!!